ALBICOCCHE E ORSI POLARI
Spesso si parla di effetti dei cambiamenti climatici come qualcosa di futuro o di geograficamente lontano. Vengono presentati come minaccia per le meraviglia della natura e per le specie in via di estinzione (dagli orsi polari alla barriera corallina) o come potenziale problema per la salute dell’uomo.Tutto vero e terribile.
Quello di cui però non si parla, o comunque troppo poco, è che il cambiamento climatico sta già facendo danni nel presente e anche in “casa nostra”. Non solo a livello ambientale, ma anche e soprattutto a livello sociale ed economico.
Sì perché, spesso lo diamo per scontato o ce lo scordiamo, ma c’è chi con la natura ci lavora tutti i giorni per guadagnare (possibilmente), e per produrre cibo sano per tutti noi: gli agricoltori.
E se la natura e il clima impazziscono, non c’è praticamente nulla che un imprenditore agricolo possa fare per salvare il suo lavoro e le sue produzioni.
Una gelata improvvisa, così come la siccità o una grandinata di pochi secondi, possono (e lo hanno fatto) bruciare l’intera produzione (vedi ciò che sta succedendo cone le gelate di questi giorni).
E questo significa mesi di investimenti in lavoro, manodopera, acqua e trattamenti buttati e non avere nulla da vendere per la stagione. E ricordiamoci che la stagione è una sola, saltata quella, si deve aspettare un altro anno (di lavoro e investimenti) per sperare di rimediare.
Una stagione bruciata è un disastro, ma due stagioni di fila bruciate possono essere la fine.
Diciamo questo, non per rovinarvi il morale ma perché crediamo sia il caso di smettere di parlare di sostenibilità in termini di sola pretesa nei confronti dei produttori agricoli, senza occuparci minimamente della sostenibilità economica che va garantita loro perché possano permettersi di produrre in modo eticamente ed ecologicamente sostenibile nell’interesse loro e di tutti noi.
Gli interventi possibili a livello normativo, e a livello di ricerca agronomica per far fronte a questo problema e anche per evitarlo (anche se è tardi), esistono e andrebbero presi in seria considerazione da chi ci governa, ma essendo un tema di scarso interesse pubblico o in molti casi pieno di leggende e falsi miti, difficilmente diventano oggetto di campagna elettorale o di prese di posizione politiche.
Detto questo, crediamo che come concittadini e consumatori, ma soprattutto come beneficiari del loro lavoro, possiamo/dobbiamo riconoscere il giusto valore al lavoro delle aziende agricole e pretendere che gli sia riconosciuto da tutti gli attori della filiera.
Quella famosa filiera che li dovrebbe vedere come primo anello della catena e non l’ultimo.
Come?
Per esempio, quando, immancabilmente tra un paio di mesi prenderemo in mano il volantino del supermercato e leggeremo “grande offerta Albicocche a 0.90 centesimi al kilo”, potremmo ritirare fuori le foto degli ettari di piantagioni di albicocche bruciate dal gelo e invece che gridare all’affare, gridare allo scandalo…
Che dite, ci proviamo?
Le foto che vedete qui sotto, sono gli effetti delle gelate sulle produzioni dell’Emilia Romagna e di altre regioni (Sardegna nel caso dei carciofi).I danni più gravi (con la quasi totale perdita della produzione) riguardano principalmente le drupacee (albicocchi, peschi, susini) ma anche kiwi,meli, peri e kaki, così come gli ortaggi in pieno campo.
Le regioni più colpite dalle gelate tardive per ora, sono l’ Emilia Romagna, la Toscana, il Piemonte, la Lombardia e parte del Veneto. Nel resto del nord Italia ciò che preoccupa maggiormente è la siccità che rischia di portare forte stress alle piante nel periodo più delicato della fioritura e dell’allegagione.
Per chi se lo chiedesse, l’unica parziale tutela economica per il produttore, è rappresentata dall’assicurazione, ma anche in questo campo ci sono parecchi problemi. Come segnala anche il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini, “Serve una riforma del sistema assicurativo agricolo perché inadeguato: gli imprenditori sottoscrivono polizze senza sapere il costo e gli sgravi applicati. Va detto pure che non tutte le compagnie sono state tempestive nell’apertura della campagna assicurativa 2021 E non solo – sottolinea infine il presidente regionale di Confagricoltura entrando nel vivo del problema – L’assicurazione scatta esclusivamente dopo 12 giorni dalla sottoscrizione, pertanto chi, quest’anno, si è assicurato il 10 marzo non può usufruire della copertura. Bisogna infine accelerare sul fronte della ricerca per arrivare a coltivare piante più resistenti al freddo”.
Per quanto riguarda la difesa “attiva” dalle gelate, esistono diverse tecniche più o meno efficaci: barriere frangivento, generatori di calore (quelle specie di candele infuocate che si vedono tra i vigneti in foto molto suggestive), miscelatori d’aria (delle sorte di pale giganti e alte che spingono verso il basso l’aria più calda) e sistemi ad acqua (dove sostanzialmente si bagnano le piante per far si che si crei uno strato di ghiaccio protettivo per le gemme verso ulteriori abbassamenti di temperatura vedi le foto 5 e 7)
Soluzioni possibili, ma nella maggior parte dei casi NON sostenibili a livello economico ed ambientale.









Foto di: Condifesa Ravenna, Agricola Giraldi, Agricola Tabanelli, Italia Fruit News.
Estratto intervista MyFruit.it