DALLA GRANDINE NESSUNO È IMMUNE
Di questi tempi il concetto di immunità ha preso il posto del Santo Grahal o della pietra filosofale diventando qualcosa a cui tutti noi aneliamo e che ci sembra talmente preziosa e difficile da raggiungere che quasi abbiamo il dubbio esista davvero, ma ci speriamo e facciamo di tutto per arrivarci…o almeno dovremmo!
Quello che abbiamo realizzato in questi anni di ricerca sul campo e lavoro da fruttaroli, è che in agricoltura invece, l’immunità è sempre più un’utopia.
Se si parla di batteri, funghi o malattie delle piante, la ricerca scientifica e il progresso tecnologico hanno sicuramente permesso, anche in questo campo, il raggiungimento di una certa soglia di protezione, magari non infallibile e totale, ma certamente sempre più efficace. Quello che va considerato però (e noi Belli Dentro lo sappiamo molto bene) è che in campagna, c’è un’altro elemento che può fare più danni di qualsiasi malanno e per il quale non esiste né cura né vaccino: il clima.
Scarsità di piogge, pioggia intense, venti forti, ogni situazione “fuori dall’ordinario” che si verifichi, (e ahinoi, con i cambiamenti climatici in atto “l’ordinario” non sappiamo più quale sia) comporta scompensi e danni alla produzione agricola imprevedibili e inevitabili. Tra tutti il più temuto è ovviamente lei, la famigerata grandine.
Voi direte: “C’era bisogno di fare i fruttaroli per sapere che la grandine danneggia le coltivazioni??” – certo che no, ma è facendo i fruttaroli che abbiamo scoperto come, non solo nessun agricoltore sia immune dalla grandine poiché impossibile da prevedere nello spazio e nel tempo (della serie che in agricoltura come nella vita, la sfiga è l’unica variabile che conti), ma anche come davvero nessun frutto o ortaggio sia immune a prescindere dalla robustezza della buccia o della polpa. Un esempio su tutti? La noce!
Possibile? Direte. Ma se ha il guscio e pure il mallo che la proteggono, come può una noce rovinarsi con la grandine?! Beh, sempre grazie alla signorina di cui sopra (la sfiga) è più che possibile e lo dimostrano le foto che ci ha mandato l’Azienda agricola Sant’Andrea di Faenza che ha 13 ettari di noceto.

Urge piccola spiega sulla vita della noce.
La noce in Italia si raccoglie tra settembre e ottobre, in questo periodo il frutto è completamente formato, all’interno del mallo quindi troviamo il guscio legnoso e il gheriglio pronti per essere essiccati e mangiati. Qualche mese prima della completa maturazione però il gheriglio e il guscio ancora non sono formati e all’interno del mallo troviamo una sorta di polpa soda e bianca (come fosse una pesca acerba) da cui poi prenderà forma ogni parte della noce.

Se la grandine colpisce il frutto in questo periodo (periodo che ovviamente – sfiga vuole – coincide con la primavere e l’estate, stagioni d’elezione per le forti grandinate) il danno sarà lo stesso di qualsiasi frutto senza guscio. I colpi dei chicchi di ghiaccio provocheranno (nel migliore dei casi) ammaccature e “lividi” nella polpa che condizioneranno la formazione di guscio e gheriglio con malformazioni e annerimenti, portando quindi ad avere, al momento della raccolta delle noci buone da mangiare ma con il guscio storto o il gheriglio scuro…in poche parole Belle Dentro! Il problema è che – a parte noi pazzi– nessun mercato o supermercato comprerebbe mai queste noci per il loro aspetto, quindi le aziende agricole sono costrette a lasciarle a terra, sprecando noci buone e perdendo un sacco di soldi.
Storia triste vero? Ci pensiamo noi a scrivere il lieto fine….preparatevi ad un autunno pieno di noci Belle Dentro!!!