INDISTRUTTIBILE COME UN CACO
Si, si avete capito bene, stiamo parlando del frutto autunnale più fragile che ci sia, quello che quando lo prendi (se lo cogli dalla pianta non vale!) speri di non incontrare buche sulla tua strada per non trovarti una marmellata in borsa..e a quel punto però giù di cucchiaino perchè davanti alla sua dolcezza non c’è spiaccicamento che tenga!
Eppure dietro a questo frutto così delicato, c’è una pianta resistentissima e longeva la cui coltivazione dura da millenni. Il caco infatti è tra le piante da frutto più forti al mondo, non solo perché la sua coltivazione non necessita di pesticidi o antiparassitari, ma anche perché è stata così forte da resistere anche alla forza più distruttiva al mondo: le bomba atomica! A Nagasaki infatti esiste ancora oggi un caco miracolosamente sopravvissuto al bombardamento nucleare che nell’agosto del 1945 distrusse la città giapponese. Curato amorevolmente dal botanico giapponese Masayuki Ebinuma, l’albero riuscì a rifiorire, fruttificare e dare vita ad altre piante al punto che il caco è diventato simbolo di pace contro tutte le guerre..un motivo in più per amarli!
Se però come noi il colpo di fulmine ormai lo avete solo per la frutta e verdura strana (non radioattiva!) sappiate che il caco non ha nemmeno bisogno di agenti esterni per diventare “bello dentro”, la retinatura che spesso troviamo sulla buccia lo rende inaccettabile agli occhi della grande distribuzione e dei consumatori giudicando un caco retinato poco attraente quindi meno buono. Questi sono segni dovuti agli inevitabili squilibri idrici subiti durante l’accrescimento del frutto. In verità, (tenetevi forte, questa è un’informazione catartica) la retinatura è indice di buona maturazione della polpa, ovvero, i cachi retinati hanno una consistenza più omogenea e dolce rispetto a quelli dalla pelle più uniforme, ergo sono più buoni!
Altro fattore di fragilità del frutto è la grandine quando colpisce il frutto ancora verde. La buccia del caco conserva memoria del trauma manifestandolo in fase finale di maturazione, quando appaiono le fatidiche macchie scure (l’equivalente dei nostri lividi) sulla buccia, ma niente paura, la polpa all’interno, a parte il piccolo coagulo nerastro, rimane buonissima, provare per credere, parola di Belli Dentro!