UN ANNO DA FRUTTAROLI
30 Luglio 2018
Oggi è il nostro primo anniversario. Esattamente un anno fa uscivamo per l’ultima volta dai nostri rispettivi uffici da lavori “normali”.
Non era un venerdì come un altro, non ci aspettava un nuovo weekend, ma una nuova vita (da fruttaroli). A rendere meglio la sensazione del momento vengono in aiuto alcune immagini e ricordi.
- Il peso delle scatole (sì, plurale) di cianfrusaglie accumulate sulla scrivania per anni (argomento della prossima puntata di Voyager)
- Il sollievo quando pensi “cacchio ho dimenticato il badge sulla scrivania!!!” E imprechi al pensiero di rifare 2 piani di scale elargendo finti sorrisi ai colleghi cabarettisti che ti incontrano e ti dicono, “guarda che l’uscita è dall’altra parte!” (tre anni e mezzo – stessa battuta), ma poi realizzi “Ehi, il badge non mi serve più, può rimanere a marcire sulla scrivania!”
- Il magone pensando ai colleghi amici che non vedrai più tutti i giorni
- La gioia pensando ai colleghi stronzi che non vedrai più tutti i giorni
- L’ultimo blocchetto di buoni pasto che hai deciso di incorniciare e appendere al muro come memento mori.
- L’eccitazione e il delirio d’onnipotenza del “finalmente sono libero di decidere della mia vita, del mio lavoro, del mio tempo”
- Il bagliore dell’insegna luminosa che ti lampeggia sulla testa con scritto “MÒ SO CAZZI TUA”
Dal quel momento ne è passata di frutta bacata sotto i ponti!
Esattamente il giorno dopo eravamo in macchina in giro per le campagne della Romagna a cercare di conoscere produttori agricoli con il terrore di essere giustamente bullizzati in quanto bauscia milanesi che pensano di potersi buttare nel mondo dell’agricoltura con le Superga ai piedi…per di più bianche…
Beh, che ci crediate o meno, nessuno ci ha deriso (per lo meno non in nostra presenza).
É stato incredibile sentire il supporto e la complicità di persone fino ad allora sconosciute che hanno creduto in noi, nel nostro progetto di aspiranti rivoluzionari e che prima ancora di cominciare ci hanno ringraziato per il nostro lavoro e per aver deciso di rischiare in questa impresa dando attenzione ai problemi di un mestiere sempre più snobbato e sminuito.
Voi direte beh, era ovvio considerato che gli stavate proponendo soldi per una cosa su cui loro di solito non prendono nulla se non una miseria.
Ma non era affatto ovvio, specie perché il supporto è arrivato non solo dagli agricoltori ma anche da cooperative, grandi aziende di distribuzione, importazione, confezionamento, logistica, ristorazione, che ci hanno aperto le loro porte per capire come funzionasse ogni anello della filiera, che ci hanno messo in guardia sui problemi e le criticità più frequenti e che mai si sono tirati indietro nel darci dritte e contatti pur non avendo nessun interesse a farlo.
Lungi da noi dire che sia stato tutto rose e fiori…diciamo più rose e cachi…ma passato un anno ogni momento, ogni ricordo, ogni sensazione si mischia con le altre e diventa tutto parte di qualcosa di unico e bello (dentro).
La gioia di iniziare la giornata alle 6 del mattino caricando 650 kg di cassette di frutta su un Apecar di un metro per un metro, orgoglioso, non del tuo master in management internazionale, ma delle ore buttate a giocare a Tetris in gioventù.
Il logorio e l’odio dei giorni buttati a barcamenarsi nei meandri della burocrazia, i soldi (tanti!!) spesi per ogni singola firma, marca da bollo, tassa, contributo, certificazione, licenza prima ancora di vendere una cacchio di zucchina storta.
L’ alienazione delle ore passate ad ascoltare tutorial di nerd indiani per imparare a creare da soli un sito web personalizzato. La soddisfazione di essere riusciti a crearlo. L’abilità di fingere di non vedere tutti i bug che ancora ci sono.
La maledizione della sciura che ti chiede i pomodori rossi ma anche un po’ verdi, grossi ma non troppo grossi – no, non quello, quello nella cassetta sotto, ah no, ha un segno sulla buccia, pazienza, niente pomodori prenderò i peperoni, basta che siano belli rossi …
La pioggia, il freddo, il caldo, la grandine, l’afa, ma sopratutto la lungimiranza di quando abbiamo pensato “pensa che bello, non saremo più costretti a lavorare dietro una scrivania!”
L’emozione, l’odore di miscela, e i rumori inquietanti del primo viaggio sulla nostra amata Ape.
Le bestemmie quando ci siamo resi conto (troppo tardi) che la spia della riserva, così come i tergicristalli, non funzionavano.
La faccia delle persone quando in occasioni formali tutti in tiro, alla domanda che lavoro fai, rispondi “ Il fruttarolo, ma di frutta brutta” (in sottofondo il rumore di un pezzo di cuore di tuo padre che va in frantumi).
L’ emozione delle prime volte che leggi articoli che parlano di te e del tuo progetto.
La risata che ti viene sempre quando leggi la parola startupper o imprenditore.
L’effetto di quando qualcuno che tu vedi per la prima volta ti chiama per nome e sa già tutto di quello che fai.
Lo sconforto di quando pensi “almeno avessimo fatto i gelati a quest’ora avremmo avuto il frigo pieno di gelato e non di verdura moribonda”.
Il senso di vuoto e smarrimento quando accedi al tuo conto il 27 del mese e il dubbio di essere su Scherzi a Parte quando un minuto dopo ricevi il curriculum di qualcuno che vuole a tutti i costi lavorare per te.
La soddisfazione quando ricevi complimenti per il TUO progetto.
L’orgoglio di sapere che il TUO progetto sei TU.
L’ impressione che ci fa, pensare che sia già passato un anno.
L’ energia che ci da, pensare che sia solo il PRIMO anno.